Calendario 2017

L’ARMADIO SEGRETO

Quando giocavamo felicemente a guerra…

“Fucili: uno semplice a caricatore, uno ad acqua, un flobert. Pistole: quattro, di cui una ad acqua. Spade: quattro, di cui un jatagan. Archi: uno di tipo indiano, con tre frecce; uno fatto di ferri d’ombrel|o con sei frecce. Temperini: due a falcetto, due semplici. Pugnali: un gladio romano e un kriss. Fionde: quattro, due con elastici da camera d’aria, due con elastici quadrati. Binocoli: uno da teatro. Tende: una ameri cana tipo militare da due posti”. Il foglio a quadretti, piegato in quattro, emerge dal fondo di uno scatolone di cartone dove è rimasto nascosto per… quanti anni? Tanti, forse troppi. Leggerne il contenuto mi genera non poca emozione e mi scaraventa in breve all’indietro, fino alla mia fanciullezza vissuta intensamente alla periferia della città dove l’orizzonte più ambito per noi ragazzi era rappresentato dagli spazi aperti del torrente che la lambisce a est: il nostro Far West. La pagina, lievemente ingiallita, debitamente firmata dal “segretario-magazziniere”, l’indimenticabile, esuberante Paolino, controfirmata da me, era l’elenco dei nostri giocattoli, fedeli compagni delle reiterate battaglie agli indiani e ai cowboy, o a seconda dell’ultimo film visto, o libro di Salgari letto, ai filibustieri o ai Tigrotti della Malesia. Giova dire che le armi, conservate in un armadio celato nella penombra della Iegnaia di casa mia, a eccezione delle pistole o dei fucili (quello più “vero” era un flobert giocattolo che sparava pallini di plastica e che conservo ancora), ce le costruivamo da noi, ecco il significato della presenza dei temperini nell’elenco, fedeli compagni delle nostre attività. Allora era impensabile che potessimo separarcene: tutti ne portavamo uno in tasca, i più pregiati erano a due lame e con il dorso di madreperla.Per costruire spade e pugnali dalle forme ricurve, orientaleggianti, si prestava bene uno degli olmi del mio giardino, un’essenza durissima. Ricavavamo gli archetti biforcuti delle fionde da una siepe di bosso. Giocammo a lungo a guerra, scambiandoci spesso i ruoli: ciò avveniva prima che psicologi incauti sancissero che il giocare a quel gioco potesse contribuire a formare personalità aggressive; non l’ho mai creduto e non lo credo, per il semplice fatto che aveva una forte valenza catartica. Quest’anno abbiamo voluto dedicare il calendario alla presenza delle armi nei romanzi di Salgari, consapevoli che quasi tutti i romanzi ne contengono. alcuni in gran quantità, come nel ciclo della giungla o in quello dei corsari. Fu da quei romanzi che da ragazzi apprendemmo – e ricordiamo – nomi del tutto evocativi, densi di fascino: kriss, jatagan, kampilang, tulwar, sumpitan, parang, golòk, draghinassa, misericordia.Chi non ricorda il parang-ilang “colla punta fatta a goccia”, per citare il Nostro? Sicuramente ci affascinò il misterioso, futuristico cannone ad aria liquida dello Sparviero, citato ne Il re dell’Aria. impugnare le nostre semplici armi di legno, immaginando da ragazzi di essere uno o l’altro dei personaggi salgariani, ci consentì di dare sfogo alla nostra esuberanza simulando arrembaggi e battaglie ed ebbe il pregio di farci sentire vivi, vitali, non catturati dallo schermo del computer o del telefonino come, purtroppo, accade ai ragazzi d’oggi. Ne trasse sicuro beneficio la nostra personalità che si stava formando. Di ciò e di tante altre cose ancora possiamo essere grati al buon Emilio.

Lucio Costantini,

presidente Associazione Friulana Emilio Salgari. Udine

Sommario delle immagini che compongono il Calendario Salgariano 2017

 

Riproduzione parziale dei mesi Maggio e Giugno